La moda italiana si avvicina ai risultati pre-Covid. Durante la conferenza stampa di presentazione della prossima edizione di Milano Moda Donna (22-28 febbraio), il presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana Carlo Capasa ha comunicato i dati economici relativi ai primi 11 mesi del 2021. L’industria della moda (tessile, abbigliamento, pelle, calzature e pelletteria) insieme ai settori correlati (moda, gioielli, eyewear, cosmesi, bigiotteria) ha seguito la ripresa nazionale generale registrando un rimbalzo del fatturato rispetto agli stessi mesi del 2020 (+20,9%), totalizzando 83,1 miliardi di euro. Il dato è tuttavia ancora sotto i 90,2 miliardi del 2019 (-7,9 per cento).
L’inversione di rotta si è concretizzata grazie al successo della campagna vaccinale e al conseguente pacchetto di misure di riapertura. I dati del terzo trimestre hanno registrato una stabilizzazione (+8,6% rispetto al terzo trimestre 2020), i dati di ottobre e novembre hanno infine ridato slancio al settore con un dato di novembre particolarmente positivo (+31 per cento). La crescita del fatturato è stata forte anche nei settori collegati (quasi +30%): tra i più dinamici ci sono gioielli e occhialeria che hanno pienamente recuperato i livelli pre-Covid.
La crescita dell’inflazione, causata soprattutto dai costi dell’energia è il problema più in vista all’inizio del 2022. Gli ultimi dati Istat mostrano un inflazione al +3,9% (dicembre 2021 su dicembre 2020). I prodotti della moda, tuttavia non partecipano alla crescita dei prezzi al consumo. L’Istat infatti ha rilevato una variazione sui 12 mesi di +0,6%, tra le più contenute dell’intero paniere dei consumi delle famiglie. La rilevazione dei prezzi di produzione industriali mostra un incremento ancora maggiore. Il dato complessivo dell’industria è del +22,6% (dicembre 2021 su dicembre 2020). Anche per i prezzi industriali la crescita nel settore moda è molto più contenuta della media (+3,2%).
Nei primi 10 mesi dell’anno i dati di export della moda italiana sono stati positivi, come ha fatto notare Carlo Ferro, Presidente Ice-Agenzia, sebbene con un rallentamento rispetto al primo semestre, totalizzando una crescita del 16,4% per i comparti della moda in senso stretto e del 39,9% dei settori collegati. I mercati extra Unione Europee hanno registrato una dinamica più accelerata rispetto alla media generale, (+21,8% moda in senso stretto e +55,7% settori collegati). Tra i primi dieci mercati di export della moda in senso stretto, sette hanno registrato una crescita a doppia cifra, capitanati da Cina (+50,1%), Stati Uniti (+32,8%), e Francia (+20,6%). Meno brillante l’export giapponese (+4,4%), mentre è decisamente in negativo quello anglosassone (-18,3%), influenzato dalla Brexit.
Carlo Capasa ha sottolineato la crescita del saldo con l’estero, passato da 32,2 miliardi nel 2019 a 33,5 del 2021, risultato ottenuto grazie a un regresso delle importazioni (-1,7%), con un calo consistente dai Paesi extra UE (-10,8%). Dato relativo alle difficoltà negli approvvigionamenti, all’effetto “assorbimento” da parte dei mercati interni in crescita nei Paesi asiatici ma anche a un reshore verso la produzione italiana. Tommaso Sacchi, assessore alla cultura del Comune di Milano, ha annunciato un nuovo protocollo di intesa della durata di 3 anni per valorizzare il sistema moda nazionale, “specchio di un’identità cittadina”.
L’evoluzione del commercio internazionale, il raggiungimento della elevata copertura vaccinale e i dati positivi di ottobre e novembre spingono a rivedere leggermente verso l’alto le stime per il fatturato 2021. L’insieme di industria della moda e settori collegati supererà gli 83 miliardi (+20,9% rispetto al 2021 e -7,8% rispetto al 2019).