Ucraina, decine di famiglie italiane bloccate a Kiev con i loro neonati

di Monica Ricci Sargentini

L’ambasciata italiana non fornisce il nulla osta alle coppie che hanno avuto figli da madre surrogata. «Siamo disperati, abbiamo paura, io non faccio che piangere» dice una donna.

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«L’ambasciata italiana non ci risponde più, siamo bloccati ed isolati nel quartiere di Sofia, q ui c’è la legge marziale, potrebbero persino bombardare» la voce al telefono è rotta dal pianto. Maria, il nome è di fantasia, è una delle tante italiane che sono a Kiev e non riescono a tornare in patria. Con lei c’è il marito e il bambino appena nato da madre surrogata: «Nella nostra situazione ci sono altre decine di coppie italiane. Alcune sono ancora in attesa che il bambino nasca, altre hanno già con loro il bebé e vorrebbero solo andare via». Maria e Giacomo, così li chiameremo, sono arrivati in Ucraina grazie all’agenzia Biotexcom, la stessa che nel maggio 2020 aveva raggruppato 46 neonati in un hotel di Kiev in attesa che i genitori li venissero a prendere. Ma, a quanto risulta al Corriere, altre agenzie hanno coppie italiane che non riescono a lasciare l’Ucraina. «Ora non sappiamo se lasciare la città e raggiungere Leopoli - continua la donna con un filo di voce -. Nessuno ci dà indicazioni. Siamo andati in ambasciata per avere il foglio di via per nostro figlio ma ci hanno detto che i documenti non erano in ordine. È ovvio che se solo avessero voluto avrebbero potuto organizzare un’evacuazione».

Dall’Italia l’avvocato Giorgio Muccio si fa in quattro per aiutarli: «È incredibile — spiega — che solo un paio di mesi fa il ministero si sia occupato di portare in Italia una minore abbandonata da una coppia italiana e nei giorni scorsi, invece, abbia respinto le coppie perché non avevano la traduzione dell’atto di nascita nella nostra lingua. Il governo aveva fatto bene allora e mi domando perché non abbia tenuto lo stesso comportamento ora dando indicazione di permettere il rimpatrio a tali coppie con il figlio biologico di uno dei due. Dopo in Italia quel bambino avrebbe potuto essere tranquillamente riconosciuto dal genitore biologico e l’altro avrebbe potuto adottarlo ai sensi dell’art. 44 lett. b) L. 183/84». Il riferimento è alla storia della bambina di 16 mesi che lo scorso novembre è stata rimpatriata in Italia dopo che la baby sitter ucraina cui era stata lasciata dai genitori italiani si era rivolta alla nostra ambasciata perché non aveva più i soldi per mantenere la piccola.

A lanciare l’allarme sui bambini nati dalla Gpa (gestazione per altri) era stato nei giorni scorsi il britannico Sunday Times che aveva raccontato la paura dei genitori intenzionali per la situazione delle madri surrogate in Ucraina. Quando si parla degli effetti della guerra si dimentica che è Kiev è anche la capitale della gestazione per altri in Europa. In questi giorni alle agenzie di surrogacy del Paese sono arrivate tantissime disdette da parte di quelle coppie che ancora non avevano iniziato il percorso.

24 febbraio 2022 (modifica il 24 febbraio 2022 | 14:24)