Ucraina, donna incinta al nono mese scappa e partorisce a Milano la piccola Nikole

di Stefania Chiale

La donna di Ternopil, 31 anni, ha raggiunto la madre con l’altra bimba di 8 anni, il marito è al fronte (e ha visto moglie e figlia in videochiamata). Il parto all’ospedale di Rho: «Segno di speranza». Fontana: attesi 100 mila profughi in Lombardia

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La piccola Nikole con la mamma

Tre chili di felicità, nell’inferno della guerra. Nikole ha fatto in tempo a mettersi in salvo mentre era ancora cullata nella pancia terrorizzata di sua mamma, profuga ucraina arrivata da pochi giorni in Lombardia, e nascere a Milano, all’ospedale di Rho. Venuta al mondo quando una guerra vuole riportare indietro il tempo, da una donna che ha gli stessi anni dell’indipendenza ucraina dall’Unione Sovietica.

È il 24 febbraio, Putin invade l’Ucraina. Siamo a Ternopil, nell’ovest del Paese. Lei ha 31 anni, un compagno, una figlia di 8 anni e un’altra in grembo. È al nono mese di gravidanza. Lui viene richiamato alle armi: c’è la legge marziale. «Io vado in guerra, ma voi dovete andare verso la pace», dice lui. Ma la pace è un viaggio, nella paura, nella separazione, nella fatica, da sola e con un parto in arrivo da un momento all’altro. Il confine della Polonia dista solo tre ore di auto, ma alla frontiera ci sono almeno 15 chilometri di coda. Alle spalle il porto fino ad allora sicuro: la casa, la cameretta pronta, i vestitini per la neonata in arrivo, una culletta coperta da un velo lilla.

Il fronte di guerra

Al confine vengono reclutati dall’esercito gli uomini di nazionalità ucraina, solo donne e bambini possono passare: c’è confusione, alcune donne non hanno la patente e non hanno mai guidato. Madre e figlia si chiudono in macchina: fuggiaschi disperati cercano insistentemente un passaggio oltre confine. Finalmente dopo tre giorni riescono a passare la frontiera polacca e a raggiungere l’Italia. A Udine, ad attenderle, c’è la madre di lei, che da tempo vive in Lombardia, dove poi vanno tutte insieme. È il 28 febbraio, iniziano le contrazioni. La donna viene ricoverata all’ospedale di Rho e dopo ore di travaglio e dopo la mezzanotte, il primo marzo nasce Nikole. Sta bene, come sua mamma, e pesa 3000 grammi. Il papà, sotto il fuoco nemico, la conosce solo in videochiamata.

Gli auguri e i fuori

Il Presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, informato della notizia, ha voluto personalmente fare alla donna gli auguri: «All’ospedale di Rho è nata la prima bimba rifugiata ucraina in Italia. La mamma ha fatto il viaggio al nono mese di gravidanza, dalla sua città alla Lombardia, dove già vive la nonna. Le ho mandato dei fiori da parte di tutti i lombardi. Spero che tutta la famiglia si possa presto riunire, a casa, in pace. Nel frattempo, qui loro sono al sicuro», ha scritto il governatore su Facebook. «Un lieto evento, un germoglio di pace, tra le rovine di una guerra sanguinosa — ha commentato la vicepresidente e assessora al Welfare di Regione Lombardia Letizia Moratti —. La nascita di una bambina, messa alla luce ieri all’ospedale di Rho da una giovane donna profuga ucraina giunta in Lombardia da pochi giorni, è uno straordinario segno di speranza. La piccola, il cui padre è purtroppo rimasto in Ucraina, sta bene, così come la madre».

Attesi 100 mila profughi in Lombardia

La Lombardia sta predisponendo un piano per l’accoglienza di 100 mila profughi che potrebbero arrivare nei prossimi giorni dall’Ucraina: lo ha annunciato il presidente Fontana, intervistato su Radio24. «Stiamo predisponendo un piano per la distribuzione dei profughi a livello regionale. Tenuto conto dei 55 mila ucraini residenti in Lombardia», gli arrivi stimati sono «intorno ai 100 mila, uno o due persone per ogni ucraino residente. Probabilmente saranno meno, però ci dobbiamo preparare per una evenienza di questo genere». Oltre ad aver messo a disposizione gli ex Covid hotel, che sono già pronti, «stiamo facendo una ricognizione anche delle case Aler», gli edifici di edilizia popolare di proprietà della Regione, «per capire se anche in queste possano individuarsi dei luoghi di accoglienza», ha aggiunto il governatore. «Stiamo anche allertando tutte le ong e le associazioni di volontariato sul territorio per avere la loro collaborazione, perché come sempre nelle situazioni di emergenza sono fondamentali, ovviamente coordinati con la Protezione Civile regionale e nazionale che fa da regia». Sul lato sanitario il presidente della Regione ha infine ricordato che «con Soleterre stiamo organizzando la possibilità di far arrivare in Lombardia i bambini che questa fondazione sta assistendo in Ucraina, tutti malati oncologici. Ci sono già due ospedali, il San Matteo di Pavia e l’Istituto dei Tumori, pronti ad ricoverarli».

La rete di accoglienza

Periferia nord ovest della città e Comune della Città metropolitana a sud-est. Qui, intanto, hanno trovato casa le prime famiglie ucraine ospitate nel circuito dell’accoglienza milanese ufficiale, quella messa a punto dalla prefettura insieme a Comune, Città Metropolitana, Regione Lombardia, consolato e la disponibilità del terzo settore per reperire strutture dedicate a nuclei familiari di profughi ucraini. La prima è arrivata lunedì a Milano, in fuga dal Paese in guerra: mamma, papà e tre bambini. Si sono presentati, prima ancora che la rete fosse attiva, e da tre giorni sono ospitati in un centro di accoglienza comunale che accoglie storicamente famiglie in emergenza abitativa, gestito da una onlus nella periferia nord ovest della città.

San Giuliano Milanese

Sono molto scossi e spaventati, ci dicono dall’associazione. Così come gli altri profughi ospitati nel centro di accoglienza straordinaria di San Giuliano Milanese: «Ieri sera sono arrivati qui due nuclei familiari, uno da sei persone e uno da due; oggi ne arriveranno altri due probabilmente», dice Giuseppe Costanza, presidente della Cooperativa Finis Terrae che opera nel c.a.s. della Fondazione Broletto di San Giuliano, dove negli scorsi mesi furono ospitate già famiglie di profughi afghani. «Sono arrivati da soli e si sono presentati direttamente al consolato ucraino, da qui il coordinamento con la prefettura, che ha individuato il nostro centro per ospitarli». Il Comune della Città metropolitana, che domani lancerà una raccolta di beni di prima necessità e illuminerà la facciata del municipio col giallo-blu della bandiera ucraina, si prepara ad accogliere tante famiglie in arrivo, come già nei mesi scorsi: «La prefettura ha individuato i centri idonei, raccolto la disponibilità della Fondazione Broletto e stipulato col c.a.s. un accordo per accogliere queste famiglie», dice il sindaco Marco Segala. Che pensa già a tutto ciò che sta attorno alla prima accoglienza: «Ci sarà l’inserimento a scuola dei bambini, l’assistenza sanitaria, l’inclusione di queste famiglie nella nostra realtà locale. Noi ci siamo: ognuno deve fare la sua parte».

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2 marzo 2022 (modifica il 4 marzo 2022 | 07:55)