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Eleganza sgualcita

Dell'eleganza non si butta via niente
La mia vita si riassume in due parole: non proprio.
  • January 5, 2019 11:16 am

    Li vedi i treni?

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    Li vedi i treni
    pieni
    dei neri?
    Li hanno caricati ieri
    ora sono pronti
    i vagoni son chiusi
    per non prendere freddo
    ci teniamo ai nostri neri
    potranno rifarsi una vita
    qui da noi non c’è lavoro
    qui da noi non c’è da mangiare
    è meglio per tutti
    se vanno via
    da noi italiani.

    Li vedi i treni
    pieni
    delle ucraine?
    Le hanno mandate via
    i nostri vecchi adesso stanno bene
    le malattie non ci sono più
    non ci sono più neanche le moldave
    le rumene
    le polacche
    via, via tutti
    ci bastiamo noi
    noi italiani.

    Li vedi i treni
    pieni
    dei siriani?
    Sono scappati dalla guerra
    pensavano di stare meglio qui
    e invece
    vi è andata male
    ma tanto avete fatto tanti chilometri
    potrete farne un altro pochino
    dai su,
    bambini siriani
    smettetela di giocare
    c’è la guerra
    cosa state a giocare?
    Forza, salite
    il treno è comodo
    il viaggio è lungo
    ci sarà tempo per giocare.
    Forse.

    Siamo tornati a casa dalla stazione
    ed eravamo tutti italiani
    eravamo tutti contenti
    con la pastasciutta,
    i ravioli,
    la carbonara,
    la pasta del Capitano.
    Eravamo contenti
    potevamo tornare sui cantieri a impastare cemento
    cemento italiano
    potevamo tornare dai nostri vecchi
    a pulirgli il culo
    con le nostre mani
    sane mani italiane.
    Potevamo venderci il fumo tra di noi
    fumo italiano
    neanche i venditori di rose c’erano più
    potevamo venderci le rose italiane tra di noi.
    Potevamo fare un sacco di cose adesso
    che eravamo solo italiani
    potevamo romperci i coglioni tra di noi
    e tornare a odiare
    quei quattro terroni
    di merda
    che ci erano rimasti.

    (Photo by Darren Bockman on Unsplash)

  • November 11, 2018 4:26 pm

    Esselunga d’amor

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    Sarà che è quasi finito il turno
    che i clienti sono pochi
    che l’orario è consono e la sera è arrivata
    ma le cassiere dell’Esselunga
    dopo le 8
    sorridono meglio
    sorridono di più
    a volte
    sorridono e basta.

    Sarà che ti porterei a fare la spesa
    e nel reparto surgelati
    poserei il carrello per stringerti e ballare
    That’s amor in Ecuador
    di fronte alle cozze cilene
    ai gamberi sgusciati
    ai bastoncini Findus
    con gli altri clienti a fare il tifo
    pensionati che stringono le mogli dopo trent’anni
    che non le stringevano più
    riaccenderemmo scintille
    di amori perduti
    scongeleremmo i totani
    danzando.

    Sarà che la tessera raccogli punti
    conosce tutta la nostra storia
    sa benissimo chi siamo
    cosa facciamo
    cosa compriamo
    soprattutto.
    Accumuliamo punti
    aggiungiamo consumi
    raggiungiamo obiettivi.
    La nostra tessera fedeltà
    è quanto di più fedele abbiamo mai avuto
    nella vita.

    Sarà che nei sacchetti
    raccogliamo quel poco che possiamo
    scintille di felicità che non sapevamo
    di possedere
    tra il salame felino
    e il galbanino
    si nasconde quello che sappiamo di noi due
    della nostra felicità
    di stringere un carrello pieno sottobraccio a te
    e parlar di surgelati
    scongelati
    di pensionati
    di totani e cassiere
    che sorridono a noi.

    (Photo di Joshua Rawson-Harris su Unsplash)

  • September 10, 2018 7:24 pm

    Mia mamma

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    Mia mamma frigge frittelle di fiori
    le cosparge di pastella
    le butta nell’olio
    le rende croccanti
    buone
    una gioia
    per me.

    Mia mamma frigge frittelle di fiori
    ed è migliorata negli anni
    sempre sia lodata
    Antonella Clerici
    che spiegava la frittura in tempura.
    Sempre sia lodato
    il posto fisso statale da maestra
    per poter tornare a casa all’ora di pranzo
    e imparare a cucinare da Rai Uno.

    Mia mamma mi telefona poco
    lei vorrebbe chiamarmi di più
    ma sa che non rispondo
    io e il telefono non andiamo tanto d’accordo
    con mia mamma invece sì
    più che un problema d’affetto
    è un problema di telefonia
    il nostro rapporto.

    Mia mamma mi telefona poco
    ma dalla voce
    capiamo come va
    lei sa se dico cazzate
    quando dico che va bene
    ma non mi dice nulla.
    Io sento quando le faccio una domanda che non va
    perché fa una pausa in cui dentro
    c’è tutto il dolore del mondo
    ma non dice nulla
    non me lo fa pesare
    mai.

    Mia mamma stira ed è la prima
    che ha visto i miei spettacoli
    quando a 15 anni non avevo voglia di studiare
    e andavo da lei
    a dire le mie stronzate adolescenziali
    a farla ridere mentre stirava
    e brandendo il ferro mi cacciava via
    troppo ridere
    troppe camicie da stirare.

    A mia mamma la prima parolaccia
    l’ho sentita dire
    a 32 anni
    mi ha detto
    “Francesco, ma va falla ‘nto culu”
    senza accorgersi della gravità letterale dell’affermazione
    e sancendo il momento in cui siamo diventati amici
    oltre che madre e figlio.

    Mia mamma non mi ha mai detto no
    ha sempre detto
    se per te va bene
    anche per me va bene
    e in questo ho sentito
    tutto il bene per me.

    Mia mamma sopporta
    mia mamma ha mal di schiena
    a mia mamma fa male la gola§
    per il troppo gridare
    ma tiene duro
    mia mamma
    anche quando dovrebbe mollare.

    Mia mamma frigge frittelle di fiori
    e io le rubo
    e non mi dice mai di no.
    Mia mamma frigge frittelle di fiori
    ed è contenta
    quando i figli tornano per le vacanze.
    Mia mamma frigge frittelle di fiori
    e sorride
    mia mamma
    all’olio
    ai figli
    agli anni
    sorride
    mia mamma.

  • July 22, 2018 9:11 pm

    Una doccia decente

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    Io nella vita
    di docce decenti
    non ne ho fatte mai.
    Quando ero piccolo
    la doccia era calda
    ma il bagno era freddo
    Zio cantante quanto era freddo.

    Non volevo mai fare la doccia
    mi preferivo puzzolente
    piuttosto che ibernato
    temevo di finire criogenizzato
    come Stallone in Demolition Man.

    E poi avevo lo scaldabagno elettrico
    che durava poco
    e c’era il rischio che anche l’acqua gelasse
    all’improvviso
    e per lo shock termico
    morissi nella doccia
    e non ero di certo Jim Morrison
    che almeno lui moriva nella vasca in un albergo di Parigi
    per colpa della droga
    non in una doccia in Calabria
    per colpa dello scaldabagno elettrico.
    Ben triste fine per una aspirante rockstar di 9 anni
    sarebbe stata quella.

    All’università stavo alla casa dello studente
    e avevamo le docce comuni
    praticamente come abitare in un campo di calcetto
    tutto l’anno
    tutti a fare la doccia assieme.
    Ti lavavi pieno di paura
    temendo ti rubassero i vestiti
    e dovessi tornare in stanza con il bigolo per aria.
    La doccia era calda
    ma sembrava di essere ad Alcatraz.

    In un’altra casa ho ritrovato il mio vecchio amico
    scaldabagno elettrico
    avevo l’età per morire da rockstar
    ma anche una laurea da prendere
    e anche quella volta sono rimasto
    sporco ma vivo.

    E poi la mia preferita
    la doccia bipolare
    che cambiava temperatura
    a seconda delle sue voglie nascoste
    nessun idraulico era riuscita a domarla
    una indomabile doccia che diventava
    ghiacciata
    fredda
    freddina
    tiepida
    tiepidina
    Perfetta!
    Calda
    Bollente
    Stato Gassoso
    Stato solido
    ghiaccio di nuovo.
    A piacere suo
    senza avvertire.

    E poi mezze vasche,
    docce con poca pressione
    bagni condivisi senza chiave
    docce troppo basse
    docce troppo alte
    tende che si appiccicano al culo
    mentre ti lavi la faccia
    docce col cesso dentro per case troppo piccole
    ma comode.

    Mai fatta una doccia decente
    Io
    ma sento che c’è gente
    che in un impeto di pulizia
    vorrebbe fare le docce agli altri
    lavarli per bene
    renderli bianchi
    perché non sono neri in realtà
    sono solo sporchi
    sono solo sporchi neri
    sono Calimeri in una vecchia pubblicità
    sono Zingari senza giostra da portare via
    in un comodo nazismo take away.

    Sono da mettere nelle docce
    sono da tirare fuori dalle docce
    liberarsi del problema
    doccia sola igiene del mondo
    doccia emblema del fascismo dal volto umano
    che gasa i sostenitori
    gasa gli oppositori
    in modi diversi ma complementari
    felici di liberarsi del problema
    felici di liberarsi della sporcizia
    felici di liberarsi della feccia
    finché il turno della doccia
    non toccherà anche a loro
    e saranno docce scomode
    per loro
    molto più delle docce
    che ho fatto io
    in vita mia.

  • March 19, 2018 10:44 am

    Game boy

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    Nel Natale del 1993
    dopo ripetute insistenze
    e sfidando il senso comune
    di tutti i miei amici che
    alla Standa
    si compravano il
    Sega Master System II
    in offerta speciale
    io chiesi
    e ottenni
    il Game Boy
    quello grigio
    con lo schermo verde
    e che dentro aveva
    come unico gioco
    il Tetris.

    Il Tetris inneggiava al socialismo
    alla grande Madre Russia
    capace di sistemare tutto
    soltanto mettendo assieme i blocchetti
    e facendoli esplodere
    in lunghe strisce.

    In breve,
    nel tempo intercorso tra la mezzanotte del 24 e la mezzanotte del 25,
    ero già drogato
    di Tetris.
    Non pensavo ad altro
    giocavo sempre
    scaricai 4 batterie stilo
    in nemmeno 24 ore.
    La sera prima di dormire chiudevo gli occhi
    e vedevo blocchi che cadevano dal cielo
    linee che esplodevano
    cosacchi che danzavano
    e avevo una fortissima voglia di vodka.

    Considerando che avevo 13 anni
    forse stavo esagerando.

    Mio padre odiava il Game Boy
    mio padre non sopportava che
    stessi sempre attaccato a
    quel parallelepipedo grigio
    che incessantemente faceva
    TAN TA TA TAN TA TA TAN, TA TA TA TAN TA TA!

    Mio padre mi diceva
    “Jetta ‘ssu cosu e veni ‘e mangia”
    “Sempri cu ‘ssu cosu ‘e mani”
    “Ora tu jettu fora da porta, ssu cosu”.

    Io avevo 13 anni
    mio padre 43.

    Nel 2013, a Natale
    andai dai miei in Calabria
    e scoprii che mio padre
    era diventato drogato
    di Tetris.

    A 63 anni
    aveva scoperto i videogiochi
    e ci giocava sempre.
    La mattina si svegliava mezz’ora prima.
    Colazione, barba, denti
    camicia, pantaloni, calzini
    e prima di andare al lavoro
    c’era tempo per una mezz’ora
    di linee che esplodevano.

    La caduta di mio padre
    dentro il mondo dei videogiochi
    aveva riempito esattamente quello spazio
    tra di noi
    aveva fatto esplodere quelle linee
    come fosse la sbarra del Tetris,
    quella che fa esplodere 4 linee contemporaneamente
    e ti fa fare un sacco di punti.

    Aveva avvicinato me e mio padre
    ora che io avevo 33 anni
    e lui 63.

    I blocchi cadevano di nuovo dal cielo
    le linee esplodevano ancora
    i cosacchi tornavano a danzare
    adesso potevamo bere una vodka insieme
    eravamo
    padre e figlio
    finalmente
    abbracciati a cantare
    TAN TA TA TAN TA TA TAN, TA TA TA TAN TA TA!

  • December 22, 2017 3:03 pm

    Le chat nei whatsapp degli altri

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    Sui mezzi ho perso il gusto
    di leggere i libri
    controllare le notifiche
    informarmi sul web
    e allora ho preso a informarmi
    sulle chat altrui
    sul mio vicino di sedile
    che scrive, legge e commenta
    ciò che altri con lui comunicano
    in tempo reale.

    Sbircio dalla spalla
    la signora che alla figlia
    Simona, mi sembra di intuire,
    scrive
    “Stasera mangi a casa?”
    “No mamma, scusa se te lo dico ora ma stasera sono da Lucia, ci vediamo domani”
    “Ok”
    risponde la madre
    “Zoccola”
    vorrei commentare io, ma mi trattengo.

    Oppure guardo il giovane ben vestito al mio fianco
    che dal suo iphone 8
    manda un bacio a Roberta Tinder
    un emoticon con l’occhiolino a Giovanna Tinder
    un cuore pulsante ad Alessia Tinder
    deve essere una famiglia numerosa
    e con tante sorelle
    la famiglia Tinder
    e lui deve essere un esempio di rettitudine coniugale
    a giudicare dalla fede al dito sinistro.

    Scorgo il vecchio che scrive
    “Caio”, e lo cancella,
    “Cioa”, e lo cancella,
    “Buonsaera”, e lo cancella
    e sospirando poi telefona
    almeno lì la disgrafia senile non si sente.
    “Madeletta tencologia”
    vorrei dirgli io
    ma mi trattengo.

    Mi piace guardare lo schermo
    degli altri
    stare a fissare chat di classe altrui
    cene di gruppo
    pizzate della quinta b del ‘99
    organizzate a colpi di notifiche continue
    io di chat di gruppo
    ero dentro solo a una
    poi sono uscito dal gruppo
    e mi hanno riaggiunto un minuto dopo
    scrivendo
    “Forse Ciccio si è cancellato per sbaglio”
    “Certo”
    avrei voluto scrivere,
    “è normale andare sulla ruota dentata delle impostazioni
    scorrere lo schermo
    cliccare “Abbandona gruppo”
    e confermare
    mi sembra logico
    potrebbe succedere a chiunque
    di farlo per sbaglio
    magari nel sonno
    o cadendo sopra il telefono”

    Vorrei scrivere questo
    invece scrivo solo “No no”
    faccino sorridente
    e abbandono il gruppo di nuovo.

    Ho silenziato un gruppo per un anno
    voglio vedere l’effetto sorpresa
    tra 365 giorni
    quando all’improvviso ritornerà
    e scoprirò
    di essermi perso
    nuove nascite
    nuove morti
    feste di laurea
    cene improvvisate
    cene organizzate
    e allora tornare
    nel gruppo all’improvviso e scrivere
    “Oh ragazzi
    sapete la verità?
    Non mi siete mancati
    per un cazzo”.

  • September 7, 2017 7:22 pm

    Fascismo e macarena

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    La fine della civiltà occidentale
    arriverà a ritmo di macarena.
    Tutti in fila, tutti precisi
    a ballare le stesse mosse
    Tutti in fila squadrati
    a non sbagliare manco un passo.
    Tutti a dare il nostro cuerpo all’allegria
    macarena

    La fine della società occidentale è iniziata
    quando sono arrivati i balli di gruppo
    con l’istruttore
    l’istruttore di balli di gruppo
    nuovo duce, nuova guida, nuova luce.
    L’istruttore ti istruisce
    l’istruttore ti insegna
    non devi sbagliare
    non devi confondere izquierda e derecha
    e quando vai arriba vai arriba
    e quando vai abaho vai abaho
    non pensare con la tua testa
    segui l’istruttore
    non dare credito al tuo pensiero irregolare
    segui l’istruttore
    Io sono la vita
    Io sono la via
    Io sono l’istruttore.

    Il fascismo di ritorno arriva con un ballo di gruppo
    il fascismo di ritorno ritorna a ritmo di macarena
    al fascismo di ritorna gli gusta la gasolina
    al fascismo di ritorno si mueve la colita
    quando vede tutti in fila
    tutti squadrati
    a seguire le mosse e non sbagliare
    manco un passo.

    Eravamo felici prima
    a ballare gli hully gully
    non eravamo gelosi
    se con gli altri ballavi il twist
    eravamo i watussi
    ora siamo soltanto
    fascisti.

    Nel ballo di gruppo
    non fa paura l’istruttore
    nel ballo di gruppo fa paura
    la pressione sociale
    la signora accanto a te che lo vede
    se invece che a izquierda te ne vai a derecha
    la signora accanto a te è il tuo nemico
    balla, il nemico ti ascolta
    e ti vede
    se sbagli le mosse.

    Io ho fatto l’istruttore
    di balli di gruppo
    Io ho insegnato alla folla
    a osservarti
    io dicevo sigame sigame
    urlavo ordini in un microfono
    comandavo una legione
    di vecchi, bambini, ragazzi imberbi, signore perbene
    ero a capo di un esercito potente
    che andava a combattere in infradito
    fiero dei suoi movimenti sexy
    un manipolo mandato allo sbaraglio
    armato  solo di una boooooooomba.

    Possa il Signore perdonarmi
    per tutti i miei errori
    per aver insegnato ad obbedire
    a cervelli prestanti
    a corpi protesi verso il futuro.

    Possa il Signore perdonarmi
    per il male che ho fatto
    per tutti i meneiti non ancora condonati
    per i pasiti pa alante
    per i pasiti pa arriba

    Possa il Signore perdonarmi
    eseguivo soltanto degli ordini
    mi servivano un centinaio di ballerini
    da gettare sul tavolo della pace
    “arriba macht frei”
    uno valeva uno
    dos valeva dos
    tres valeva tres
    al quatro siate pronti per
    puntare
    mirare
    Y
    M
    C
    A

  • August 1, 2017 4:20 pm

    Se ero femmina

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    Se ero femmina
    mi truccavo tutte le mattine.
    Trucco leggero, niente di vistoso
    niente correttore, fondotinta o fard,
    niente effetto Cappella Sistina sulle palpebre
    ma l’eyeliner sì, quello tutti i giorni
    ché gli occhi si devono evidenziare
    e splendere e illuminare
    e il rossetto, sempre
    anche per andare dal dentista
    che speriamo che la moglie del dentista non è gelosa
    perché gli sporcherei tutti i polsini
    a quel povero dentista.
    E lo smalto, mani e piedi
    rosso, di preferenza
    niente french o altre puttanate
    che devo essere bella, io
    non un puttanone con inciso l’urlo di Munch sugli anulari.

    Se ero femmina
    mangiavo tranquilla
    bevevo tranquilla
    dormivo tranquilla
    che le femmine non lo sanno
    che gli uomini fatti bene
    gli piacciono le femmine che
    mangiano bevono e dormono tanto
    e parlano poco
    soprattutto.

    Se ero femmina
    parlavo poco
    il giusto
    ma imparavo a ridere a comando
    come una scema
    che gli uomini mi dovevano cadere ai piedi
    al solo trillo della mia risata argentina
    ‘sti scemi.

    Se ero femmina la davo via
    come se non era la mia
    bastava chiedere
    chiedere è giusto
    darla è cortesia
    basta che poi me la restituisci
    ma per il resto
    fanne ciò che vuoi
    basta che usi un minimo di inventiva ragazzo mio
    che il dai e dai e dai è bello
    ma aggirarsi nei paraggi un po’
    con delicatezza e fantasia
    accarezzando
    facendo finta che
    guardando negli occhi e
    aspettando un po’ che
    insomma, ci siamo capiti
    ragazzo mio, ce la puoi fare
    perché anche se la davo via
    al minimo accenno d’errore
    me la riprendevo subito
    dicendo “è mia, è mia. è mia”.

    Se ero femmina
    mi innamoravo di continuo
    senza sosta
    pure tre, quattro volte in una sera
    ma che dico
    tre quattro volte in un’ora
    ridevo argentina
    ammiccavo coi denti
    facevo occhietti coi maschi
    mi facevo offrire da bere
    mi facevo annusare
    tutta innamorata
    spandevo feromoni fino a Santiago di Compostela
    il Cammino di Santiago barzotto ti facevo fare,
    amico maschietto,
    se ero femmina.

    Se ero femmina
    in quei giorni
    lo dicevo a tutti
    che stavo in quei giorni
    facevo la pazza
    in quei giorni
    che tutti lo dovevano sapere
    che stavo in quei giorni
    e se mi andava
    pure che non stavo in quei giorni
    facevo finta che
    stavo in quei giorni
    che se proprio bisogna soffrire
    almeno troviamoci un’utilità
    a questa sofferenza
    di quei giorni
    intrisi di Nuvenia Pocket e Moment.
    Perché quei giorni sarei come uno scudo
    uno scudo impenetrabile
    nel vero senso della parola
    ma se mi andava
    in quanto femmina
    pure in quei giorni
    proprio proprio impenetrabile non mi rendevo
    diciamo che uno spazietto
    si trovava sempre.

    Se ero femmina
    era divertente
    capire com’è
    essere femmina
    perché da quello che ho capito io
    fino a oggi
    che femmina non sono
    quello che vuol dire
    essere femmina
    io ancora non l’ho capito mai.

  • December 2, 2016 3:28 pm

    Tozziano Ferro

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    Immagina un palco
    San Siro
    una notte d’estate
    s’abbassano le luci
    la folla lentamente smette il suo rumoreggiare
    e dalla destra appare
    Umberto Tozzi
    che canta,
    sommessamente,
    Ti - zia - no
    Tiziano ti-zia-no

    Mentre la folla va in delirio
    arriva Tizianone che risponde
    “Se guardi, lo vedi,
    l’amore va veloce e tu sei Umbe-erto”.
    Immagina San Siro
    pieno di loro due
    e di
    Gente di mare
    che potrebbe andarsene
    dove gli pare
    e invece rimane là
    a guardare i due più grandi cantautori italiani viventi
    che fanno strage di cuori e della sintassi italiana.

    Lo so che serve il tempo, non lo nego
    ma vi prego,
    Umberto e Tiziano,
    mettetevi assieme
    voi e i vostri accenti sbagliati
    il vostro utilizzo a casaccio del vocabolario
    le vostre parole messe assieme
    a formare significati inesistenti.

    Mettetevi assieme
    diventate l’unica band che conti qualcosa.
    Diventate gli Umbertiano Tozzerro
    i Tizierto Ferrozzi
    o
    meglio ancora
    i Tozziano Ferro.

    Umberto, tu facevi l'amore con la sua assenza
    Tiziano, tu levigavi la sua assenza con le tue braccia.
    Nessuno prima di voi ha lavorato sulla masturbazione
    così bene
    per sottrazione
    per assenza.

    Avete reso poetico e svelato al mondo
    quello che per anni io ho tenuto nascosto
    ore e ore di adolescenza chiusa nel bagno
    e bastava solo dire che stavo levigando l’assenza altrui
    facendo l’amore con qualcuno che non c’era
    e tutto mi sarebbe stato perdonato.
    Che poi tu Umberto, diciamoci la verità,
    hai pure fatto una canzone che si intitola “A cosa servono le mani”
    non negare, lo sapevi benissimo a cosa servivano, Umbertone!

    Umberto, Tiziano,
    vorrei stare con voi nudi sul divano
    a fare stelle di cartone
    rosse relative
    in sere nere
    abbracciando donne che stirano cantando
    o uomini che stirano cantando
    dipende dai gusti, vero Tiziano?

    Fatevi nominare poeti nazionali
    riscrivete l’inno italiano
    riscrivete Fratelli d’Italia
    dite a tutti che l’Italia s’è desta
    in una notte rosa quando fuori è buio.

    Tiziano, l’anagramma del cui nome è notizia,
    Umberto, tu, dabadan, dabadan,
    l’anagramma del cui nome è “Se nascevo a Liverpool ero il quinto dei Beatles”,
    io vi chiedo
    mettetevi assieme
    diventate la coppia più inintellegibile del mondo

    Umberto, Tiziano,
    Tutto ciò che so ve lo dirò
    e tutto ciò che non so dire
    spiega la gente di mare
    che se ne va
    solo per dirvi ciao,
    ciao,
    ciao, Canadà.

  • November 24, 2016 11:15 am

    Il Mercoledì dei posaceneri

    image

    Oggi mi ha chiamato il consolato turco
    mi ha detto:
    “Complimenti!
    Da oggi in Turchia è legale l’espressione:
    ‘Minchia, ma fumi come un Ciccio Rigoli!’”
    Li ho ringraziati per il bel pensiero
    e mi sono acceso una Marlboro.

    Fumo tanto
    fumo troppo
    il mio medico di base
    alla prima visita mi chiese:
    “Ma lei al giorno quante sigarette fuma?”
    Con vergogna dissi:
    “Mah, una quindicina!”
    “Ma è tantissimo!”
    Spero sempre che non scopra mai la verità
    perché la frase completa era
    “Mah, una quindicina entro mezzogiorno,
    dopo quell’ora smetto di contarle”.
    Se lo sapesse potrebbe morire di crepacuore
    e sarebbe la prima persona a morire di fumo passivo
    senza neanche inalare.

    Fumo tanto,
    fumo troppo.
    Secondo le statistiche contribuisco
    per il 3%
    all’inquinamento atmosferico della città di Milano
    fateci caso
    quando a Milano non ci sono io
    non c’è l’allarme per le polveri sottili
    basterebbe mandarmi via
    e non servirebbe più il blocco delle auto.

    Fumo tanto,
    fumo troppo.
    Ho provato la sigaretta elettronica
    ma che vi devo dire
    secondo me
    questo digitale non ha futuro
    e poi vuoi mettere
    l’odore delle cartine?

    Fumo tanto,
    fumo troppo.
    Per suicidarmi
    non dovrei neanche buttarmi
    dall’ottavo piano
    mi basterebbe salirci a piedi
    all’ottavo piano.
    Al quarto boccheggerei
    al quinto rantolerei
    al sesto avrei le visioni della Madonna
    al settimo le gambe non mi reggerebbero più
    e comincerei a trascinarmi sugli scalini
    fino
    all’ottavo piano
    dove crollerei con le mani in tasca
    a cercare l’accendino
    perché comunque farsi otto piani
    senza neanche fumarsi una sigaretta
    è un tempo interminabile.

    E una volta crollato
    e bello che morto
    donerei i miei organi alla scienza
    tranne i polmoni
    ché quelli non servirebbero neanche come pezzi di ricambio
    su un corpo umano
    al limite su una 127 dell’84
    come filtro dell’aria.

    Fumo tanto
    fumo troppo
    ma una volta morto
    vi prego
    crematemi
    ma non in un forno
    datemi fuoco
    su una pira di Lucky Strike
    e le mie ceneri depositatele
    in un portacenere
    ma degli anni Settanta
    quelli che girano
    che schiacci il pirulino
    e quello fa
    Prrrrr.