In questo turbine che oggi ci sconvolge di fatti tragici, di messaggi contradditori e confusi, di accuse reciproche, in un incrociarsi tumultuoso e discordante di interventi di politici, di militari, di pubblicisti e di capi di Stato, che si accavallano tumultuosamente, nell’ansia di ciò che può accadere da un momento all’altro, tanto che ci sembra di essere precipitati in un girone dell’inferno dantesco, due figure religiose emergono luminose a parlarci nel nome di Cristo: Papa Francesco e il Patriarca di Mosca Cirillo. I protagonisti sono questi; non sono Biden, non sono Zelensky, non è Putin.
Francesco, il Pastore universale della Chiesa; il polmone sinistro dell’Europa. Papa Francesco, con tutti i canali d’informazione, dei quali dispone, dotato com’è del carisma di Pietro, per la sua lunga esperienza di uomo e di pastore, è in grado di discernere o capire le intenzioni e i motivi di fondo, magari perversi, forse diabolici, di questa guerra e di esorcizzarli. Infatti, per quanto nelle guerre ci sia sempre una dose di pazzia o forse anche di demoniaco, non dimentichiamo che sono condotte da esseri umani che sanno di dover render conto a Dio. E Dio è più forte di Satana.
Papa Francesco, dopo essersi espresso nei termini di una indiscriminata condanna della guerra, così come ho riferito sopra, nel messaggio video che egli il 16 marzo scorso ha inviato al Patriarca Cirillo si è invece presentato come velato accusatore di Putin, che rischia, come ha detto il Papa, di «ridurre le città ucraine a cimiteri», mentre sappiamo come Cirillo, in due recenti discorsi, aveva lasciato intendere di sostenere Putin citando le sofferenze del Donbass a partire dal 2014, dove la guerra civile tra filorussi e contrari alla Russia aveva fatto 14000 morti.
Debbo dire che mi persuade la posizione di Papa Francesco, condivisa di recente da un voto all’ONU espresso da ben 140 Stati. Notiamo però che nell’esprimere tali prese di posizione, un Papa non è infallibile, trattandosi di una questione pratica e non dottrinale. Invece sulla questione della guerra giusta le parole di Francesco devono essere interpretate alla luce del Concilio, che è dottrina infallibile.
Cirillo, Pastore di una Chiesa che si è separata da Roma 1000 anni fa. Mi ha commosso vedere Cirillo in abiti pontificali con in una mano un candelabro con due candeline e nell’altra un candelabro con tre. Di che si tratta? Sono rispettivamente il simbolo delle due nature di Cristo e della SS.Trinità. Ciò che ci tiene uniti tutti noi cristiani. La pace si deve fare attorno a questi valori.
Al vedere Cirillo davanti al Vicario di Cristo, la storia ha fatto un balzo di mille anni, una folla di ricordi e di sentimenti si è accavallata nella mia anima: la Santa Russia, i SS.Cirillo e Metodio, Santa Sofia a Costantinopoli, le icone bizantine della Madonna, la Madonna di Vladimir, la Trinità di Rubliov, i mistici russi, la Storia del pellegrino russo, l’inno Akàthistos, il Monte Athos, i Padri Greci, i grandi scrittori, filosofi, teologi e musicisti russi, i martiri del comunismo, le chiese bizantine della mia Ravenna, la Madonna Greca di Ravenna, l’Icona della Madonna di San Luca a Bologna, proveniente dall’«Oriente mistico». L’altro polmone dell’Europa.
Chiediamo dunque allo Spirito di Cristo, Principe della pace e vincitore di Satana, che per intercessione di Maria Regina della Pace, ispiri a Papa Francesco, Papa di Roma, Padre di Cirillo, Patriarca di Mosca, la Terza Roma, non sopra ma sotto, parole di riconciliazione, che penetrino nelle coscienze, «fino al punto di divisione dell’anima dallo spirito» (Eb 4,12), per poter «scrutare i sentimenti e i pensieri dei cuori» (ibid.), dai quali salgono le aspirazioni alla pace e nelle quali scenda lo Spirito della pace. (Fine)